I goriziani sanno bene che il vero cuore transfrontaliero tra Gorizia e Nova Gorica è la Casa Rossa storicamente luogo di incontro e di scambio tra Italia e Slovenia. Pensiamo quindi che il suo enorme spazio avrebbe dovuto essere valorizzato per concerti e iniziative turistiche, ancor più della Transalpina.
Ma la Casa Rossa, è precipitata nella trascuratezza e nell'oblio. Questo da diversi decenni. Mette tristezza vedere infatti un luogo che brulicava di persone e di rapporti commerciali intensi, abbandonato in uno stato di incuria intollerabile, con l'aggravante di quella cornice incolta e inquietante che sarebbe il parco dell'Università degli studi di Trieste, ex seminario arcivescovile.
Il Piccolo ha recentemente raccolto lo sfogo impietoso del gestore del bar che campeggia in mezzo al piazzale, assurto ad una sorta di Don Chisciotte in lotta contro i mulini a vento dell'Amministrazione Comunale. Egli ha denunciato tra l'altro, inoltrando peraltro degli esposti formali al Comune, le condizioni igieniche inaccettabili in cui vive un anziano clochard che trova riparo in un vecchio negozio in disuso dal tetto in eternit, ed il dilagare della vegetazione incolta che favorisce l'abbandono colpevole di rifiuti.
Ma il problema non è solo del singolo esercente ma della città intera, che di questo enorme spazio asfaltato non sa più che farsene. A parte il mercato quindicinale degli ambulanti la vita in quest'area, è ormai lo squallido biglietto da visita della città per chi vi arriva dalla Slovenia: il piazzale è kaputt. Che fare? Oltre che ad intensificare la frequenza del mercato, lo spazio - viste le dimensioni - potrebbe ospitare dei concerti che in ragione della dislocazione non disturberebbero i fautori del "no se pol" (distubar). Cominciamo da quest'estate. Siamo ancora in tempo.
Rossella Dosso